Fotografia di ritratto: Avedon

Richard Avedon: George Wallace

Il fotografo newyorkese Richard Avedon (1923-2004) inizia la carriera come fotografo di moda, per passare solo successivamente al ritratto. E la fotografia di moda deve per definizione proporre uno sguardo innovativo, dinamico. Non è un caso se i più grandi nomi della fotografia vi hanno lavorato, pubblicando su riviste patinate come Vogue o Harper’s Bazar. Tra questi figurano autori del calibro di Cecil Beaton, Edward Steichen, Diane Arbus, Robert Frank, Robert Mapplethorpe, Giovanni Gastel – solo per citarne alcuni – che però non si sono occupati solo di moda. E non a caso sono tra i più sottili fotografi di ritratto, un genere che, seppure con finalità diverse, non è poi così distante dalla fotografia glamour.


A ben vedere, seppure oggi l’opera di Avedon sia conservata nei più prestigiosi musei di tutto il mondo, inizia la carriera come fotografo commerciale. Appassionato di fotografia sin dall’infanzia è quando si arruola nelle forze armate durante la seconda guerra mondiale che si avvicina alla fotografia, il cui lavoro “consisteva nel fare fotografie di identità. Devo aver fotografato centomila volti prima che mi venisse in mente che stavo diventando un fotografo”, affermerà in seguito.

Certo esistono delle differenze che stanno alla base tra i due generi: la moda ed il ritratto. La prima pone tutta l’attenzione sullo stile, sul mood, deve essere evocativa per eccellenza, la ritrattistica viceversa si concentra interamente sul soggetto. Ed è appunto questo lato del fotografo newyorkese che desidero approfondire in questo articolo.

Affascinato dalla capacità di suggerire la personalità e di evocare la vita dei suoi soggetti, Avedon è abile nel piegare la fotografia ai suoi fini narrativi: “le mie fotografie non vanno oltre la superficie” dichiara, aggiungendo poi però che “una buona superficie è piena d’indizi”.
Per i suoi ritratti, che spaziano dai personaggi politici, ai divi dello star system, a persone comuni del tutto sconosciute, Avedon usa un approccio del tutto personale. Sul piano tecnico e su quello psicologico. Riguardo al primo predilige una luce piuttosto semplice, talvolta descrittiva che però risulta sempre decisamente dura, incisiva; come Nadar, di cui ho già scritto un articolo, utilizza uno sfondo neutro, in genere bianco. Ma la cosa più interessante è quanto avviene prima dello scatto vero e proprio. Avedon difatti ama intrattenersi con i propri soggetti per discutere e far cadere la conversazione su temi scomodi. In questo modo prepara l’atmosfera desiderata, giocando sull’umore e sullo stato emotivo del soggetto. E non sempre è di gradimento, solo poi accende i riflettori per realizzare lo scatto.
Tra i tanti scatti emblematico è il ritratto del governatore dell’Alabama, George Wallace, la cui persona è affiancata, seppure alle spalle e tagliata dall’inquadratura, al suo inserviente di colore.

Esponente dei democratici del Sud più conservatore, Wallace è ricordato per la sua politica avversa a riconoscere i diritti civili degli afroamericani. Non è dunque un caso se Avedon crea l’atmosfera giusta affinché, nella posa, il governatore assuma un’espressione decisamente disgustata.

Ben diversa è la forza trasmessa da un altra foto che ritrae un uomo di colore, William Casby, nato schiavo centosei anni prima. La posa frontale, il volto in primissimo piano è tratteggiato da una smorfia di amarezza che lascia trasparire un passato duro, fatto di stenti, ma al tempo stesso lo sguardo fiero, penetrante è ricco di dignità.

A sottolineare la potenza espressiva dell’opera di Avedon un ruolo centrale lo svolge la cura con cui viene composta l’inquadratura, capace di stravolgere tutte le regole da manuale. Attraverso l’uso di ottiche corte e lo studio di un quadro non sempre bilanciato, Avedon riesce ad andare oltre la mera raffigurazione, arricchendo di contenuti sociali, se si vuole politici, la propria opera.

Ancora una volta non esiste una procedure precisa o, per usare un termine in voga nei giorni nostri, un algoritmo. A premere il pulsante di scatto è il fotografo con la propria sensibilità, il proprio background culturale: questo è probabilmente il distillato che Avedon ritrattista ci insegna.

Richard Avedona, Casby, nato schiavo