Selfie ante litteram

Pierson: Scherzo di follia

Oggi li chiamiamo selfie, in passato autoscatti. Oggi basta selezionare da che lato dello smartphone deve essere attivata la fotocamera ed il gioco è fatto. In passato era un meccanismo che azionava l’otturatore della macchina fotografica con qualche secondo di ritardo. E nell’Ottocento? quando l’otturatore era il tappo dell’obiettivo che veniva tolto per la durata della posa?

Questa è la curiosa storia di un fotografo ricordato tra l’altro per essere stato il fotografo ufficiale della contessa di Castiglione (1837-1899): tale Pierre-Louis Pierson (1822-1913). In uno strano gioco di ruoli in cui non è possibile tracciare una separazione netta tra autore degli scatti e soggetto.

Nata Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini a Firenze, a diciassette anni acquisì il cognome e il titolo di contessa di Castiglione grazie ad un matrimonio di comodo che da accordi prematrimoniali le lasciava la totale libertà. Libertà che sfruttò per ascendere nella società, tanto da diventare uno dei personaggi più eccentrici delle propria epoca, oggi diremmo una femme fatale.
Spedita in Francia da Cavour con il compito di sedurre Napoleone III all’indomani della guerra in Crimea, ne divenne l’amante per qualche tempo. A seguito di un attentato mirato a colpire l’imperatore e prontamente sventato salì alle cronache. E ovviamente ne seguì uno scandalo che la costrinse a lasciare la Francia. Qualche anno dopo la ritroviamo a Torino dove divenne l’amante di Vittorio Emanuele II. Ma ancora una volta non riuscì a conquistare le attenzioni del sovrano che preferì la Bela Rosin.
Tornata in Francia, tra le stravaganze che ne caratterizzano l’esistenza vi fu anche la fotografia. Tra il 1856 e il 1895 si fece immortalare in una serie di pose, per un totale di circa 500 scatti, realizzate dal suo fotografo di fiducia, Pierson per l’appunto. Un corpo di opere unico per il genere che, probabilmente, solo oggi trova un paragone nella diffusione della moda, spesso maniacale, dei cosiddetti selfie.
Ma torniamo alla celebrata contessa o, meglio, alle sue foto. Si tratta di ritratti in cui amava mettere in scena personaggi del teatro, della letteratura, della lirica. Uno di questi, la Regina di cuori venne addirittura mostrato all’Esposizione Universale di Parigi del 1867. In molti casi le pose mostrano solo dei dettagli del corpo, come i piedi, le gambe, in altri ancora si presenta con il volto oscurato. Ed uno di questi ultimi è probabilmente il più celebre, il cui titolo bene restituisce l’idea del personaggio: Scherzo di follia. Una posa di profilo, con il capo appoggiato su una di quelle tipiche strutture in uso nell’Ottocento per tenere fermo il capo durante le lunghe esposizioni. Con la mano regge un portaritratti che le maschera parte del volto, lasciando scoperto solo l’occhio visibile attraverso l’ovale della cornice. Una foto iconica spesso usata come immagine di copertina nei libri di storia della fotografia.
Fotografo con lo studio a Parigi, Pierre-Louis Pierson fu tra l’altro il ritrattista ufficiale di sua maestà l’imperatore di Francia, Napoleone III, del re del Wurtemberg, di quello del Portogallo e della Svezia. Ma per quanto concerne i ritratti della contessa di Castiglione non fu altri che un mero tecnico, chiamato a seguire scrupolosamente ed ossequiosamente le indicazioni, o forse le manie, della nobildonna. 

Abbiamo tracciato un parallelo con il selfie tra l’opera di Pierson-Castiglione, e forse ce ne dovremmo scusare. Perché in realtà questa modalità di utilizzare la fotografia come atto performativo troverà esempi ben più degni di attenzione. Un caso su tutti fu l’esperienza fotografica e purtroppo tragica di Francesca Woodman. Tragica come l’esistenza della contessa il cui epilogo sarà piuttosto amaro. Alcuni lutti familiari, tra cui la scomparsa del figlio, morto di naiolo in Spagna, le darà un brutto colpo. Negli ultimi anni di vita, in precarie condizioni psichiche ed economi, finirà per isolarsi dal mondo. Ritirata a vita privata, la si poteva incontrare per strada solo nelle ore notturne. Si narra poi che, sfumata la bellezza, avesse fatto coprire tutti gli specchi con veli neri.

Pierson: Piedi