Fotografia di ritratto: Nadar

La fotografia di ritratto è per certi versi uno dei generi più creativi e interessanti poiché vanno oltre la sola abilità tecnica. Cerchiamo quindi di entrare nel merito partendo soffermandoci su alcuni maestri di questo genere. E per iniziare dobbiamo fare un salto nella Parigi di metà Ottocento dove incontriamo un certo Nadar, pseudonimo di Gaspard-Félix Tournachon.
Nadar nasce nella capitale francese nel 1820 e si avvicina alla fotografia dopo aver lavorato come caricaturista. Siamo a metà del secolo, un’epoca in cui il ritratto è entrato di gran moda grazie anche alla rapida evoluzione della tecnica fotografica. Gli studi sono affollati di clienti che attendono con pazienza il proprio turno: qui spesso troviamo una squadra di operatori, cioè di fotografi addetti solo allo scatto. La lastra negativa viene poi mandata al laboratorio di sviluppo. A lavorare così è un altro fotografo contemporaneo a Nadar: Disdéri. Tempi di consegna: 48 ore. Per contenere i prezzi nel 1854 deposita il brevetto della “carte de visite”. Si tratta di realizzare otto prese fotografiche sulla stessa lastra fotografica, la stampa viene poi ritagliata per montare ciascun ritratto su di un cartoncino delle dimensioni di un biglietto da visita. L’utilizzo di una nuova tecnica di stampa a base di albumina, più economica, permette infine di ridurre ulteriormente i costi. Si tratta di una vera e propria catena di montaggio. Più che fotografi veri e propri, infatti, nell’atelier di Desdéri incontriamo degli operai della fotografia, ciascuno dei quali lavora secondo un modello prestabilito, tanto che a partire dal 1861 aprirà diverse succursali in tutta Europa, raccogliendo tra l’altro migliaia di scatti.
A pensarla diversamente è Nadar il primo a salire su di una mongolfiera per realizzare le prime foto aeree della storia o a scendere nelle catacombe e nelle fognature di Parigi sperimentando l’uso dell’illuminazione artificiale. Nel suo studio, nel boulevard des Capucines, ospiterà tra l’altro la prima mostra dei pittori impressionisti: è il 1874.
Figura enorme per la storia della fotografi è anche artista, scrittore e giornalista, tanto che Jules Verne deciderà di omaggiarlo anagrammandone il nome in Andar, per darlo al protagonista dei romanzi “Viaggio dalla terra alla luna” e “Giro intorno alla luna”.
All’epoca le lastre fotografiche, preparate artigianalmente, hanno spesso qualche imperfezione che viene ritoccata a mano. Da lì ad usare il fotoritocco per correggere difetti estetici il passo è breve. I ritratti poi sono presi su un fondale dipinto, una specie di trompe-l’oeil. Nadar rinuncia a tutto questo: evita come la peste il fotoritocco, usa uno sfondo neutro e soprattutto si concentra sui tratti psicologici del soggetto, curando con occhio attento l’illuminazione. Anticipa così la scuola di ritrattistica che si andrà ad affermare nel Novecento.
Significativa è una sua testimonianza tratta dagli atti di un processo che riporto di seguito:
«La teoria fotografica s’impara in un’ora; le prime nozioni pratiche, in un giorno… Quello che non s’impara… è il senso della luce… è la valutazione artistica degli effetti prodotti dalle luci diverse e combinate… Quello che s’impara ancora meno, è l’intelligenza morale del tuo soggetto — è quell’intuizione che ti mette in comunione col modello, te lo fa giudicare, ti guida verso le sue abitudini, le sue idee, il suo carattere, e ti permette di ottenere, non già, banalmente e a caso, una riproduzione plastica qualsiasi, alla portata dell’ultimo inserviente di laboratorio, bensì la somiglianza più favorevole, la somiglianza intima».
Quando muore, a Parigi nel 1910, ormai novante la fotografia ha cambiato pelle. I procedimenti artigianali hanno ceduto il passo all’industria, mentre negli Stati Uniti d’America la prima rivista di fotografia, “Camera Work” nobiliterà quella che fino ad allora era vista come la figlia minore dell’arte pittorica.
